La nostra vita sul pianeta terra è indissolubilmente legata a quella degli altri esseri che la popolano in un equilibrio dinamico finalizzato al benessere generale, all’evoluzione e al mantenimento della vita sulla terra.ge
Dal mondo vegetale, il mondo animale trae i suoi nutrimenti, producendo scarti che nutrono la terra , generando un substrato adeguato alla crescita di innumerevoli piante.
Della natura rigogliosa, gli animali hanno imparato a nutrirsi, ma anche a trovare nelle piante i rimedi per la loro salute.
L’uomo poi ha approfondito e studiato da sempre le piante con lo scopo di ricavarne sostanze adatte alla cura delle malattie.
Secondo l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) il 25% dei farmaci di sintesi sono di origine vegetale, ovvero sono prodotti in laboratorio, ma la loro attività terapeutica è stata scoperta studiando le piante e analizzando l’efficacia dei singoli principi attivi presenti nella foglia, nel frutto, nel fiore. Si identifica la sostanza che potrebbe avere una qualche utilità e poi si procede con i test.
Ma le piante posseggono anche delle strutture molto particolari, il cui utilizzo in terapia è più recente e si deve alla intuizione del Dott. Pol Henry.
Si tratta dei tessuti meristematici, quelli in accrescimento per intenderci, come le gemme, i giovani getti, gli amenti.
Sono dei veri e propri scrigni, la cui peculiarità è la varietà di sostanze contenute, con la missione potente di fare sviluppare le varie parti della pianta.
La gemma di una pianta vive circa 9 mesi, per la maggior parte in uno stato di quiescenza, in attesa, con l’arrivo della primavera, di essere irrorata di linfa. Da qui parte l’iter vegetativo, che, grazie alla presenza di fito ormoni, sali minerali, vitamine, flavonoidi, aminoacidi, alcaloidi, oli essenziali ecc. la trasforma in fiore o foglia.
Come abbiamo già visto quando abbiamo trattato dei funghi medicinali, ogni gruppo di sostanze produce un effetto specifico che per i fitogemmoderivati è rappresentato da drenaggio, attività simil-ormonali e antiinfiammatoria, regolazione dei circuiti di base, sostegno del sistema immunitario, miglioramento del ritmo sonno-veglia e di quello peristaltico.
Ma anche in questo caso la peculiarità di questi prodotti è la sinergia che si crea dalla presenza contemporanea di tutti questi principi attivi e che li differenzia in maniera decisa dai fitoterapici che usiamo principalmente perché contengono un principio attivo specifico (sempre comunque sostenuto dal suo fitocomplesso) in grande quantità.
Per estrarre tutta questa abbondanza di attivi, bisogna usare gemme fresche, raccolte all’inizio della primavera, poco prima che si schiudano, ma quando sono state irrorate dalla linfa, immergerle in 3 solventi in parti uguali : acqua, alcool, glicerina, necessari per l’estrazione di tutte le sostanze attive.
Il prodotto si chiama souche mére, ceppo madre e si utilizza tal quale, senza diluizioni.
Dopo un lungo periodo nel quale la gemmoterapia era stata relegata al ruolo di solo drenaggio, e assimilata alle terapie omeopatiche ( quando si cominciarono a usare soluzioni diluite e dinamizzate) la fitogemmoterapia, oggi ha recuperato il suo ruolo e si sta diffondendo ampiamente nel nostro paese. Questi prodotti, possono essere utilizzati senza rischi, in associazione tra loro, o a supporto di terapie farmacologiche, fitorerapiche, floriterapiche, omeopatiche.
Tutte le fasce d’età possono trarre beneficio dai gemmoderivati, e la loro attività regolatoria, consente di non avere mai effetti eccessivi. Si possono considerare dei precursori di tante funzioni che per i motivi più vari, nel nostro organismo si possono essere bloccate.
Le piante più conosciute, dalle cui gemme di estraggono questi prodotti fitoembrionali sono il tiglio, la betulla, il ribes nigrum, il prugnolo, la quercia, il noce, il salice, il faggio,il mandorlo, la rosa canina.
Alcuni di essi si utilizzano principalmente da soli, altri funzionano meglio in combinazione.
Questo numero della rivista, è dedicato alla voce, e si parla anche di acufeni e di come parlare in pubblico. Vediamo come la gemmoterapia può essere di aiuto in queste situazioni.
Ad avere problemi con la voce sono spesso i cantanti, gli attori, e anche gli insegnanti.
Per ridurre lo stress a carico delle corde vocali e le infiammazioni conseguenti ad un uso eccessivo o non corretto, il consiglio è quello di chiedere al proprio farmacista indicazioni sull’utilizzo dei gemmoderivati di ribes nigrum, rosa canina e abete bianco.
La rosa canina molto conosciuta per il contenuto di vitamina C nelle sue bacche, se usata come gemmoterapico ha una azione antiinfiammatoria sulle mucose delle prime vie aere, quando il problema è allo stadio iniziale, caratterizzato da rossore, gonfiore e dolore.
Il gemmoderivato di ribes nigrum funziona meglio nella seconda fase dell’infiammazione per la sua azione cortison like.
L’abete bianco agisce sul sistema immunitario e proprio sui tessuti e sulle mucose.
Si possono utilizzare anche in combinazione per sfruttare l’effetto sinergico.
Uno dei gemmoderivati più venduti in farmacia è quello di tiglio. La sua parola chiave è rilassamento. Questa azione di stretching è orientata sia sul piano fisico che su quello emotivo.
Le azioni del tiglio sono molteplici e vanno dalla riduzione dell’ansia da anticipazione, alla regolazione del ritmo sonno-veglia, alla riduzione di crampi addominali, spamsi, fino a ridurre le contratture, siano esse causate da tensione emotiva, ma anche posturali e da sport.
Spesso chi deve parlare in pubblico, se non del mestiere, si trova ad avere uno o più di questi sintomi.
Allora il gemmoderivato di tiglio può dimostrarsi un valido alleato per recuperare quella scioltezza psicofisica necessaria per essere efficaci, senza effetti negativi, perchè non provoca sonnolenza.
Se vogliamo un effetto maggiore anche a livello dei sintomi gastrintestinali legati all’ansia, potremo utilizzarlo anche associato alla gemma di fico.
Se parliamo di acufeni, sappiamo che si possono ottenere riduzioni della intensità dei rumori o fischi, utilizzando i gemmoderivati di betulla, frassino e faggio in combinazione perchè betulla e frassino hanno una azione sulla regolazione dei liquidi, mentre il faggio riduce la vasodilatazione.
Come si può immaginare, il problema degli acufeni genera un forte disagio nel paziente, creando un forte stress, il quale contribuisce spesso a esacerbare il sintomo.
Associare anche in questo caso un gemmoderivato di tiglio può contribuire a un miglioramento delle condizioni di vita di chi ne soffre.
Per la soluzione o il miglioramento di altri disagi, rivolgetevi al vostro farmacista di fiducia che saprà guidarvi nella scelta del gemmoderivato più indicato o alla combinazione più giusta per voi.