Tutto quello che succede nel nostro organismo si riflette sul nostro benessere, ci procura uno stato d’animo sereno o cupo, ci fa vedere il mondo con gli occhiali rosa o neri. Ma c’è un processo che più degli altri è legato alla storia della nostra persona. Parlo del processo digestivo, che, come ci insegnavano alle scuole elementari, comincia in bocca, e procede con tantissime altri fasi lungo tutto l’apparato digerente.
Da neonati cominciamo a interagire col mondo attraverso la digestione del latte della mamma, del quale impariamo a trattenere quello che ci serve, eliminando un quasi niente di scarto, poi, sviluppiamo i nostri gusti personali attraverso l’assaggio di tutto quello che troviamo, costruendo anche la nostra identità immunitaria (come abbiamo visto in un precedente articolo).
E così il processo digestivo si sviluppa, specializzandosi sempre di più durante la vita.
Se da una parte è immediato comprendere che senza l’apparato digerente, la nostra vita sarebbe quasi impossibile, non pare altrettanto logico realizzare che il nostro modo di affrontarla, il nostro benessere, la nostra energia, dipendono da come funziona questo “tubo” nel quale noi introduciamo gli alimenti e l’acqua e dal quale espelliamo gli scarti.
Per capire e correggere eventuali disfunzioni, bisogna comprendere la digestione.
Il nostro apparato digerente è come un grosso laboratorio dove vengono applicate in maniera estremamente efficiente tutte le leggi della chimica e della fisica, in modo da permettere che la mela, il pane, l’uovo che mangiamo possano venire trasformate in osso, muscolo, legamenti, energia, pensiero.
Il processo avviene per passaggi successivi e, come si può intuire, perché il risultato finale sia corretto, ogni step deve essere correttamente compiuto.
In caso contrario, come quando eseguiamo le espressioni a scuola, l’errore che commettiamo all’inizio, si amplifica ad ogni passaggio.
La bocca riceve il boccone e ha il compito di sminuzzarlo il più possibile attraverso i denti, diluirlo con la saliva e cominciare la digestione degli amidi attraverso la ptialina. Il bolo (così si chiama questo mix), attraverso l’esofago raggiunge lo stomaco dove trova una forte acidità, dovuta alla presenza dell’acido cloridrico, che serve a scomporre le proteine presenti nel cibo. Per fare in modo che l’acido arrivi a contatto con tutto il bolo, lo stomaco mette in moto un meccanismo di contrazione e rilascio chiamato peristalsi. A questo punto si possono presentare i primi problemi. Infatti, se la masticazione è stata troppo breve, lasciando il cibo in pezzi troppo grandi, o se l’acidità dello stomaco non è sufficiente, lo smontaggio delle proteine richiede un tempo molto più lungo del previsto o non avviene completamente.
Questo può succedere perché spesso pretendiamo di digerire mentre stiamo compiendo attività che richiedono la nostra attenzione (lavoro, guida, videogioco), anche se il nostro sistema non è organizzato in modo da contemplare questa evenienza. Infatti le due sezioni del sistema neurovegetativo (ortosimpatica e parasimpatica) non possono lavorare ai massimi livelli contemporaneamente, o prevale l’ortosimpatico e abbiamo massima attenzione, massima concentrazione, sensi allertati, ormoni tiroidei, catecolamine, cortisolo pronti all’uso, o prevale il parasimpatico e allora si che le ghiandole secretive dell’apparato digerente possono inondare bocca, stomaco, duodeno, intestino, di tutto ciò che serve per consentire che la digestione e l’assimilazione avvengano, accompagnate dai corretti movimenti peristaltici.
Dopo un certo tempo, attraverso il piloro, il chimo ( a questo livello il mix prende questo nome) raggiunge il duodeno, dove vengono secreti una gran quantità di bicarbonati per neutralizzare la sua acidità.Subito dopo dalla cistifellea arriva la bile con lo scopo di emulsionare i grassi, dal pancreas arrivano gli enzimi digestivi, con lo scopo di scindere le proteine in aminoacidi (proteasi), gli amidi in zuccheri semplici (amilasi) e decomporre i grassi (lipasi).
Anche in questa fase le sostanze secrete devono essere in quantità sufficiente perché l’operazione avvenga correttamente senza lasciare sostanze indigerite.
Dal duodeno il mix passa nelle altre due sezioni dell’intestino tenue, il digiuno e l’ileo, dove avvengono principalmente funzioni di assorbimento dei nutrienti. L’assimilazione dei nutrienti può avvenire solo se essi sono stati scissi nelle loro componenti più elementari.
Tutto ciò che rimane, attraverso la valvola ileo-cecale, arriva al colon, la parte finale dell’intestino, dove troviamo i miliardi di batteri che vivono in simbiosi con noi, pronti ad aiutarci a completare la digestione. Se, sopra tutto ha funzionato bene, il lavoro qui è semplice, ma se, come può succedere, non tutto è andato liscio, i batteri si trovano a dover fare un super sforzo, mettendo in moto tutta la loro capacità fermentativa, sicuramente efficace, ma il cui rovescio della medaglia è la produzione di gas a noi poco graditi. Alla fine di questo processo, viene riassorbita l’acqua in eccesso, e, tutto lo scarto: fibra, sostanze varie non gradite che il sistema immunitario intestinale ha classificato come “non self”,viene assemblato e sospinto, attraverso il retto, verso l’uscita, dopo circa 3 o 4 giorni.
Molto spesso ci si focalizza solo su ciò che avviene nel colon, dando molta importanza al microbiota intestinale, senza pensare che il lavoro a questo livello, e i problemi ad esso correlati (gonfiori, infiammazioni, coliti) sono condizionati da tutto quello che è successo a monte e da quali risorse erano disponibili e utilizzabili.
Purtroppo l’uso di farmaci che riducono l’acidità dello stomaco, la masticazione insufficiente, la mancanza di un breve periodo di relax a ridosso dei pasti, l’utilizzo di cibi industriali compromette il successo della attività digestiva molto prima della sua fase finale.
Conoscere il processo digestivo e, soprattutto l’influenza che il sistema neurovegetativo ha su di esso, è l’unica via per cambiare quello che possiamo nei nostri comportamenti, in modo che esso avvenga nel migliore dei modi ( prendendoci per esempio una vera pausa per consumare i pasti).
Allora il sintomo, che sia reflusso, pesantezza, gonfiore addominale, sensazione di mancato svuotamento, lo potremo vedere sotto un’altra luce, come un tentativo dell’organismo di sopperire a una carenza con l’esagerazione di una funzione ad essa correlata, perché tutto ciò che la nostra macchina perfetta inventa, lo fa solo ed esclusivamente perché è il meglio che può fare nelle condizioni nelle quali si trova.
Questo ci permetterà di uscire dalla logica del sintomo irreversibile e cominciare a cercare soluzioni, utilizzando, con l’aiuto del nostro farmacista di fiducia quei rimedi adatti a sostituirsi a un comportamento più corretto quando questo non sia attuabile.
L’utilizzo di enzimi digestivi, soprattutto se prodotti dalla fermentazione di maltodestrine ad opera dell’Aspergillus Oryzae che agiscono sia in ambiente acido che basico, ci possono aiutare a velocizzare il transito degli alimenti nello stomaco e nel duodeno riducendo il rischio che essi arrivino scarsamente digeriti alle fasi successive con riduzione di reflusso e flatulenza.
Una combinazione di gemmoderivati di tiglio, fico e melo, può essere utile su tutte le somatizzazioni dello stress a carico dello stomaco, sulle gastriti, sul singhiozzo e, migliorando l’azione del sistema parasimpatico, sulla sensazione di pugno allo stomaco e sulla versante epatico della digestione.
Per tutti i dolori, gli spasmi dello stomaco, per migliorare la secrezione dei succhi gastrici, diminuire i crampi e la sensazione di buco allo stomaco, ci viene in aiuto la fitoterapia con 3 rimedi che se usati insieme lavorano in modo sinergico: camomilla, liquirizia e menta.
La scelta degli alimenti ha naturalmente la sua importanza, privilegiando quelli che richiedono una masticazione prolungata, come le verdure crude ad inizio pasto, in modo da segnalare allo stomaco che sta arrivando cibo e dargli il tempo di prepararsi. Ogni tradizione culinaria nel mondo comprende, non a caso, alimenti fermentati, bevande, miso, verdure come i crauti. Provando ad aggiungere qualche verdura fermentata alla nostra alimentazione, e ce ne sono di ottime prodotte nelle nostre zone, noteremo sicuramente un beneficio a livello intestinale e di digestione.