La colazione è un pasto

La colazione è un pasto

Purtroppo, spesso, associamo alla parola colazione l’idea del pasto frugale o quella di pasto dolce e ancora, da consumare fuori casa, quasi come se volessimo attribuirle un ruolo consolatorio, gratificante o sociale.

I cosiddetti “alimenti per la colazione” sono biscotti, merendine, corn flakes ricoperti di zucchero.

Questa è una stortura prevalentemente italiana.

Se ci pensiamo bene, la colazione è un pasto, come gli altri due che consumiamo nella giornata, ma molto, molto più importante perché è quello che da lo stimolo metabolico maggiore e con il quale possiamo fare la differenza.

Secondo i principi di dieta GIFT, ampiamente dimostrati da studi scientifici, il nostro organismo, che non fa nulla per caso, ma le cui procedure provate, corrette e ritestate ci hanno portato fino qua, consuma, produce calore, energia, cellule, ormoni, enzimi, tessuti ecc… solo se riceve un segnale di abbondante disponibilità di materia prima, ovvero di nutrimenti.

Premesso questo, analizziamo tre scenari molto comuni: 

a) non faccio colazione o bevo solo un caffè in piedi, magari zuccherato. 

Che segnale sto dando alla mia macchina perfetta? 

Un segnale di carestia, come fa una macchina a mettersi in moto senza benzina e a procedere con la sola forza del motorino di avviamento (caffè zuccherato)? Per questo motivo, con una colazione così scarsa, i sistemi di controllo del metabolismo, che risiedono nell’ipotalamo, quindi non sotto il controllo della nostra coscienza, decideranno che per quel giorno, ma prudentemente fino a nuovo ordine, è sconsigliato consumare, anzi prioritario portare quel poco che abbiamo introdotto (vedi zucchero ) in riserva, trasformandolo prima in trigliceridi, che altro non sono che grassi.

b) faccio colazione con cappuccino e cornetto o con fette biscottate e marmellata, insieme al solito caffè zuccherato. 

Per funzionare, una macchina, ha bisogno di carburante, ma anche di olio e di struttura, col secondo tipo di colazione, è vero, abbiamo fatto già un passo avanti, ma non abbiamo fornito al sistema tutto ciò che gli serve per attivare tutte le sue funzioni. In particolare mancano le proteine che l’organismo usa per produrre enzimi, ormoni, e muscolo.

Come la colazione scarsa, anche la colazione sbilanciata porta l’ipotalamo a dare prudentemente il segnale di accumulo.

c) mi organizzo, prendo un bel piatto grande, lo divido mentalmente in tre parti, occupo il primo spicchio con frutta fresca o verdura, il secondo spicchio con due uova sode e delle mandorle, il terzo con due fette di pane integrale tostato. 

Il segnale in questo caso è completamente diverso, l’ipotalamo fa l’inventario, c’è tutto il necessario e accende questa macchina perfetta che è il nostro sistema corpo/mente. Si scaldano i motori nel vero senso della parola perché la tiroide comincia a produrre ormoni tiroidei che stimolano la produzione di calore, i laboratori chimici interni sintetizzano ormoni, enzimi e, cosa molto importante a tutte le età, aumentano la produzione di fibra muscolare, che è quella che ci sostiene e ci da velocità di movimento. 

 

Anche se ho semplificato molto, possiamo capire che le nostre scelte in campo alimentare fanno una grossa differenza in termini di mantenimento o recupero della salute.

La colazione è un pasto e non ci sono alimenti non adatti ad essere consumati, tra quelli sani si intende.

Sbizzarritevi con la fantasia e rimuovete piano piano le abitudini, sperimentate, e se vi sembra difficile, perché vi manca la fantasia o avete paura di sbagliare, chiedetemi una consulenza presso Farmacia Pievesestina o on line.

E adesso cosa mangio?

E adesso cosa mangio?

Quante ne hai sentite? 

Quante ne hai provate? 

Quanti libri hai letto? 

Quanti dubbi hai? 

Quanti alimenti hai eliminato? 

Quanti si trovano nella situazione di non sapere più cosa mangiare? 

Come è successo? 

Prima leggi che le uova fanno male e le elimini, poi l’amica ti riferisce che a lei il medico ha tolto i formaggi e allora li togli anche tu, non mangi più la carne rossa da anni, poi è la volta che elimini il glutine. Il pesce ha il mercurio, lo togliamo, i pomodori hanno il nichel, le fragole ti fanno venire i pomfi e allora via anche quelle.

Ti riduci a mangiare pasta, insalata, biscotti senza quello quell’altro e quell’altro ancora, che forse sono anche senza biscotti.

Non sai più come è cominciata questa storia ma hai paura che quel poco che mangi ti faccia comunque male.

Lo so, è l’iperinformazione, genera confusione e incertezza perché da soli non possiamo avere competenze su tutto.

Allora la soluzione è quella di procurarsi delle competenze base per poter decidere da soli che cibi sono adatti per noi, cosa ci fa stare bene e avere tanta energia per affrontare le nostre lunghe giornate nel migliore dei modi.

Ci sono delle regoline universali che ci mettono al riparo da errori:

  1. Più un cibo è vicino a come la natura lo produce più è adatto per noi, perché ci siamo evoluti si, ma i nostri sistemi digestivo e immunitario sono rimasti quelli di un tempo e non riconoscono, per cui non riescono a usare al meglio, ciò che viene troppo cambiato (processato è il termine tecnico). Esempio un frutto con le sue sostanze zuccherine è ottimo, il fruttosio in polvere concentrato provoca degli effetti strani.
  2. Ogni pasto deve contenere tutto ciò che ci serve per fare funzionare al meglio la macchina perfetta che siamo : proteine, carboidrati, frutta e verdura, grassi. Per essere sicuri di non sbagliare, il consiglio è quello di fare un bel piatto tripartito ( come suggerisce Dieta GIFT), che contenga, in volume, un terzo di carboidrati integrali, un terzo di proteine, un terzo di frutta e verdura fresca che per convenzione chiamiamo CVC (crudo, vivo, colorato), grassi di condimento. 
  3. Suddividere il cibo che si consuma nella giornata in tre pasti a piramide, ovvero con una colazione più abbondante del pranzo, e una cena più scarsa del pranzo. Frutta e verdura sono liberi durante la giornata. 
  4. Preparare la maggior parte dei cibi con le proprie mani, perché così si assumono meno additivi, si possono scegliere materie prime di migliore qualità, a km zero, più freschi e si possono ridurre le quantità di sale e zucchero fino ad arrivare ad assaporare il cibo col suo vero sapore. 

All’inizio non è facile cambiare abitudini, è il nostro cervello che si oppone, perché è programmato per lavorare al risparmio e ogni cambiamento richiede una spesa energetica non prevista. Superando una prima fase di resistenza ci potremo riappropriare del timone delle nostre scelte alimentari, imparando ad ascoltare i segnali del nostro corpo e i nostri stati d’animo legati anch’essi a ciò che mangiamo.

Parleremo in seguito approfonditamente dei gruppi alimentari.